Voglio chiarire una cosa fin dall'inizio: i film di fantascienza, purtroppo, non mi sono mai piaciuti. Fin da piccola mi sono sentita quasi in difetto, tutti amavano e parlavano di continuo di film e saghe come Star Trek, Star Wars, Jurassic Park, e io non ci capivo niente, o meglio non capivo dove fosse l'elemento che avrebbe dovuto esaltarmi in quel modo. L'anno scorso sono stata circondata da persone e amici eccitatissimi per l'ultimo episodio della saga di Avengers, che in verità per un po' aveva appassionato anche me, ma il cui finale mi ha proprio infastidito.
E sono proprio questi i film di fantascienza a cui mi riferisco nello specifico. Film che appassionano e coinvolgono una grandissima fetta di pubblico, film che portano dentro i cinema (luoghi ormai semi sconosciuti ai più) migliaia (milioni) di persone, e che finiscono sempre allo stesso modo.
Mi spiego, ecco una trama tipo: l'uomo è curioso, ed è anche capace, quindi gioca e fa esperimenti tralasciando la parte etica di essi. Succede che fa un casino. Fa un casino grosso, mette in pericolo l'intera umanità, ma combattendo e dando prova della sua intelligenza e della sua forza riesce a rimettere le cose a posto. Tutto torna come prima. Facciamo un esempio più specifico. Nel film Avengers: Endgame viene mostrato, all'inizio del film, come la Terra si stia riprendendo in seguito al dimezzamento della popolazione mondiale (universale, in realtà) dovuto all'azione malvagia del villain di turno. E nonostante, o proprio per questo, tutti sono d'accordo sul dover combattere il cattivo e trovare un modo per far tornare tutto come prima. Tutto. Come. Prima.
Allora, qui voglio fare un paragone, forse banale, ma che sento necessario. In questo film vediamo degli uomini, e nello specifico dei supereroi, dei “super uomini” che non vogliono arrendersi a Thanos, il cattivo da combattere, che altro non è che la personificazione della Natura (“io sono ineluttabile”). Quello che ci sfugge, e sfugge anche ai supereroi protagonisti, è che la Natura non è buona né cattiva, fa quello che deve per sopravvivere e continuare ad esistere (che è l'esplicito intento anche di Thanos). Non a caso in un altro famoso film di fantascienza sono gli esseri umani ad essere definiti “virus”, e la verità è che lo abbiamo sentito dire spesso anche di recente, proprio nel contesto del Covid-19.
Nel mondo reale, e nella nostra recente esperienza, viene infatti da paragonare la situazione di questo film con una pandemia. Un evento tragico, che porta con sé moltissimo dolore, causato proprio dalla noncuranza dell'uomo nei confronti del mondo in cui vive. Una noncuranza arrivata ormai a livelli (quasi?) irrecuperabili, causata da chi ha voluto disporre della natura e del pianeta in cui vive come se ne fosse il padrone, dimenticando che, nella realtà dei fatti, è totalmente dipendente da essi.
So che è un discorso delicato, in questo momento ancor di più, ed è chiaro che la perdita di persone care sia dolorosissima, e lo sa bene chi ha perso un familiare negli ultimi mesi. E infatti non è questo il punto. Il punto è che, nella realtà come nei film di fantascienza, l'uomo gioca a fare Dio o semplicemente vive non più consapevole del rapporto di interdipendenza con l'ambiente in cui si trova, diventa il primo artefice della sua stessa distruzione e, appena riesce a cavarsela un'altra volta, gioisce perché è riuscito a rattoppare il buco, e a far tornare tutto come prima.
Davvero è tutto qui? Davvero è questa la cosa importante? Far tornare tutto come prima? Sappiamo bene che non è così. E allora perché non ce lo raccontano anche i film? Perché celebrare la forza dell'uomo che rimedia ai suoi sbagli, senza però imparare niente da essi? Senza modificare il suo comportamento? Davvero tralasciamo tutto questo per far continuare ad oltranza saghe su saghe (e rispettivi incassi)?
Vediamo nella realtà di tutti i giorni uomini potenti che sfruttano, devastano, distruggono per i propri interessi, interessi futili che danneggiano i più fragili e soprattutto interessi che, alla fine dei conti, sono inutili. Inutili perché, una volta che tu, essere umano che hai accumulato grandi ricchezze grazie al tuo devastare senza rimorso qualsiasi cosa ti faccia comodo, una volta che tu morirai, non te ne farai proprio niente di tutta quella ricchezza. Perché è così, so che è sconcertante, ma tutti moriremo, prima o poi. Forse quello che ci è venuto a mancare, infatti, è proprio questo, la consapevolezza della morte. L'abbiamo allontanata e allo stesso tempo abbiamo messo al centro della nostra esistenza l'accumulo di ricchezze materiali. Su questo tema si potrebbe parlare per ore, ma, soprattutto perché non ne sarei in grado, torniamo all'argomento principale: i film di fantascienza. Questo è il vero motivo per cui non mi piacciono, e credo che siano narrazioni di cui non abbiamo bisogno oggi. Mettere in mostra come l'uomo sia bravo a mettersi nei guai da solo, e poi a rimettere tutto a posto, senza imparare un bel niente, non è quello che ci serve oggi.
Basta celebrare il superuomo che tutto può, basta glorificare la forza del macho, basta far sfrecciare nel cielo il tricolore, che tanto il peggio è passato. Tutto questo non ci serve. Abbiamo bisogno di racconti che ci mostrano che sì, possiamo sbagliare, possiamo peccare di superbia, ma da lì possiamo ed è nostro dovere imparare. Imparare magari ad essere più umili, per una volta. Sicuramente più consapevoli, e più in ascolto.
Questo tipo di narrazione viene di solito relegato a film drammatici, o anche tragicomici, che però trattano il problema a livello microcosmico (si svolgono in realtà familiari, amicali, o comunque in piccole comunità). Io, e penso di non essere l'unica, vorrei andare al cinema per vedere un bel film di fantascienza, con azione, effetti speciali, colpi di scena, ma che abbia anche un finale che faccia riflettere, che renda esplicito il parallelismo con la realtà che stiamo vivendo, facendo magari un'ipotesi su come cambiare davvero le cose. Non sarebbe la prima volta che l’immaginazione di autori ed artisti precorre grandi innovazioni scientifiche.
In caso contrario, sarà solo una ripetizione ad oltranza di modelli già visti e rivisti, che in parte hanno contribuito a costruire il nostro modo (sbagliato) di vedere la realtà in cui viviamo.
Perché, parafrasando Jim Gordon, questi saranno anche i film di fantascienza che meritiamo, ma non quelli di cui abbiamo bisogno adesso. Contributo di Giada R.
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